ROCCA DI CANOSSA – 578 m

Settore: Appennino Tosco-Emiliano
Gruppo: Nodo del Monte Alto

Descrizione

Poco a est rispetto al corso del Fiume Enza, tra gli ultimi contrafforti appenninici che vanno lentamente digradando verso la pianura, sorge uno “zatterone” di arenarie calcaree, geologicamente analogo alla vicina Pietra di Bismàntova, decisamente più piccolo ma forse ancora più importante dal punto di vista storico. Si tratta della Rocca di Canossa (578 m), un piccolo roccione sormontato dai pochi resti dell’omonima fortezza.
Il roccione è alto circa una cinquantina di metri; su quasi tutti i versanti le balze rocciose sono nascoste da una fitta boscaglia, e solo sul versante nord-est si trova una vera e propria parete rocciosa, quasi strapiombante. Il roccione poggia, galleggiando proprio come una zattera, sull’ampio costone argilloso che fa da spartiacque tra la valletta del Rio Vico (affluente dell’Enza) e quella del Rio Campola (affluente del Crostolo). Sul versante occidentale, rivolto verso il Rio Vico, il costone è caratterizzato da spettacolari fenomeni calanchivi, tra i più belli e imponenti dell’intera regione emiliana.
Gran parte della notorietà del roccione si deve, ovviamente, alla presenza dell’antica fortezza. Essa venne fondata da Adalberto Atto nel 940, e fu protagonista di numerose vicende storiche di grande importanza. Nel 950 nella rocca si riparò Adelaide, vedova di Lotario II re d’Italia, per sfuggire al marchese Berengario II d’Ivrea; egli assediò la rocca per oltre tre anni, senza sortire alcun risultato. L’episodio più famoso è però l’Umiliazione di Canossa, avvenuta nel contesto della lotta per le investiture tra il papa Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV. Nel gennaio del 1077, dopo aver scomunicato l’imperatore per la sua condotta anti-clericale, il papa si rifugiò presso la rocca. Allora, la rocca era presieduta dalla grancontessa Matilde, la più nota e illustre tra i possessori del castello, e grande sostenitrice del papato. Enrico IV, per farsi revocare la scomunica, attese tre giorni davanti alla porta del castello in ginocchio, mentre imperversava una bufera di neve.
​Dopo il periodo di grande gloria e notorietà coincidente con la presenza di Matilde, la fortezza di Canossa passò attraverso alterne vicende. Nel XIII secolo venne rasa al suolo dai reggiani, salvo poi venire ricostruita. Con il tempo, mentre passava di mano in mano, la rocca cadde in rovina, e oggi ne rimangono poche rovine, per fortuna restaurate e visitabili. Oggi, accanto alle rovine della fortezza, si trova un piccolo museo. Per visitare le due cose bisogna pagare un biglietto (prezzi modici), e volendo si possono seguire anche visite guidate. Intorno alla rocca, invece, si sviluppa un breve percorso ad anello (“sentiero natura”) che si può tranquillamente accoppiare alla visita della sommità.
Il panorama dalla rocca è notevole, soprattutto sui colli circostanti, tra cui spiccano le rupi di Rossena e della Guardiola, e sulla Pianura Padana. Sullo sfondo, se si è fortunati, si possono scorgere le Alpi. Sul lato opposto la mole boscosa del vicino Monte Tesa copre invece gran parte del crinale dell’Appennino Tosco-Emiliano.

Vie d’accesso

I calanchi e la Rocca di Canossa
I calanchi e la Rocca di Canossa (7 ottobre 2018)

Torna a: Nodo del Monte Alto