Al di là della vasta depressione del Passo del Cerreto, lo spartiacque principale appenninico si eleva subito nel massiccio edificio del Monte la Nuda (1895 m), una delle montagne più note di questa zona. Il versante settentrionale, infatti, grazie alla sua relativa dolcezza, è stato utilizzato per la costruzione degli impianti sciistici della frequentata stazione di Cerreto Laghi.
Nonostante la presenza delle piste da sci e degli skilift, il paesaggio si presenta ancora abbastanza selvaggio, con numerosi laghetti di origine glaciale che occhieggiano tra i boschi a poca distanza dalle case e dai palazzoni del “paese”. Il versante toscano, poi, è tutto un altro mondo: compreso tra la Nuda e il tozzo torrione del Gendarme, si apre il profondo Vallone dell’Inferno (o di Pezzalunga), di origine glaciale. Si tratta di uno dei luoghi più belli e selvaggi dell’intero Appennino Tosco-Emiliano, chiuso tra maestose pareti rocciose, ghiaioni, praterie e fitte faggete. In mezzo al vallone si trova anche un piccolo rifugio non gestito, nascosto dietro ad un dosso morenico.
La cima della montagna è ampia e a forma di cupola, e ospita una cabina in cemento costruita negli anni ’30 per le comunicazioni tra la Marina Militare di La Spezia e il versante padano. Purtroppo oggi questa cabina è ridotta ad un edificio fatiscente. In ogni modo, dalla cima della Nuda si gode di un panorama vastissimo, con bellissime vedute dell’Alpe di Succiso, del Monte Cusna e delle Alpi Apuane. Più lontano si vede la Lunigiana, il Mar Ligure e l’Appennino Ligure, e sul lato opposto la Pianura Padana.
Il toponimo originario era Alpe delle Pielle o Nuda delle Pielle, per via degli abeti (“pielle”) che rivestono parte del versante emiliano. A causa di un errore dei cartografi, questo antico toponimo è stato sostituito dall’attuale e più generico “la Nuda”, che nella parlata locale sta ad indicare le aree spoglie di crinale e le praterie di alta quota.

1. Anello dal Passo del Cerreto