Settore: Appennino Tosco-Emiliano
Gruppo: Gruppo del Monte Calvi

Il blocco montuoso del Monte Vigese e del Montóvolo si eleva isolato sulla dorsale tra la valle del Reno e la valle del Setta. Costituite da arenarie in parte calcaree appartenenti alla successione Epiligure, le due montagne emergono con fianchi ripidi e pareti rocciose, che contrastano fortemente con le forme dolcissime dei terreni argillosi circostanti.
Il Monte Vigese (1089 m) è la cima più alta e dominante. Si presenta a forma di regolare trapezio, dai versanti ripidissimi e boscosi, squarciati a sud-ovest e ad est da grandi pareti rocciose. Da alcune angolazioni, ad esempio se visto dal paese di Cámpolo, assume la sagoma di un cono slanciato. È caratterizzato da una lunga cresta sommitale quasi orizzontale, in cui il punto più alto si trova all’estremità meridionale. Tutta la cresta è avvolta dal bosco e non offre panorama; fa eccezione una piccola radura all’estremità settentrionale, da cui la vista spazia sulla valle del Setta e sulla catena dei monti Oggioli, Freddi e Banditacce. Il toponimo “Vigese” deriva dall’abitato di Vigo, costituito da varie borgate che sorgono alle pendici occidentali del monte.
Più basso, ma ben più conosciuto e frequentato, è il Montóvolo (938 m), che è l’avancorpo settentrionale del blocco montuoso. A differenza del Monte Vigese, il Montóvolo non sorge sullo spartiacque Reno-Setta, ma sporge del tutto nel bacino del Reno. È una montagna piuttosto articolata e massiccia, caratterizzata da alte pareti rocciose che sorreggono un’area sommitale ampia e ondulata. L’unico versante non difeso da balze rocciose è quello meridionale, che si salda al retrostante rilievo del Monte Vigese.
Il Montóvolo culmina con tre cime, di cui la più alta è nota come Balzo di Santa Caterina. Sulla vetta si trovano: un ripetitore e dodici cippi in arenaria, in ricordo dei 12 morti in un incidente del 1990, quando un aereo militare in avaria si schiantò contro l’Istituto Salvemini di Casalecchio di Reno. Vi sono poi la cima ovest (927 m), boscosa e poco rilevante, e la cima nord, detta Picco di Cantaglia (915 m). Quest’ultima, se vista dal Balzo di Santa Caterina, ha l’aspetto di un’ardita pala rocciosa con pareti verticali. Sulla sua sommità sorgeva un castello di proprietà dei Conti di Panico, di cui oggi non rimane traccia.
Forse per il suo aspetto caratteristico, la sua imponenza e la differenza con i paesaggi circostanti, il Montóvolo ha da lungo tempo influenzato la cultura locale. Secondo alcuni, già ai tempi degli Etruschi era considerato montagna sacra, e forse vi si trovava un tempio. Con la cristianizzazione del territorio, avvenuta nel Medioevo, gli antichi luoghi di culto pagani vennero sostituiti da luoghi di culto cristiani; così, sul Montóvolo, sono sorte due chiesette. Il piccolo Oratorio di Santa Caterina (XIII secolo), in stile romanico, si trova nei pressi della cima principale della montagna.
Vi è poi il Santuario di Santa Maria della Consolazione, detto più comunemente Santuario del Montóvolo, che sorge poco più a sud, su un ampio ripiano del dorso che scende verso il Monte Vigese. Il Santuario attuale risale al XIII secolo (con l’aggiunta ottocentesca del campanile), ma è stato edificato sui resti di una cappella ancora più antica, probabilmente eretta intorno all’anno 1000, e distrutta in un incendio nel 1240. Nei pressi del Santuario, si trovano anche una foresteria e un’area picnic. Una stradina asfaltata sale dal paese di Cámpolo e termina ad un parcheggio poco distante dall’edificio della foresteria.
Dalla cima del Montóvolo e dai pressi del Santuario si hanno panorami notevoli. La cima è aperta verso nord, sulle basse valli del Reno e del Setta: si riconoscono i monti Castellana, Vignola, Salvaro e Adone. Se la giornata è limpida, sullo sfondo si possono scorgere la pianura e le Alpi. Da altri punti nei pressi il panorama si apre: verso ovest, sul crinale Tosco-Emiliano dal Corno alle Scale al Monte Cimone, e anche sul Monte Cusna che spunta appena; e verso est, sugli ampi crinali che culminano con i monti Oggioli, Beni, Freddi e Sasso di Castro. A sud l’arcigno Monte Vigese copre l’orizzonte; ai suoi fianchi sono comunque riconoscibili i monti Gatta, Bagucci e Coroncina (a sinistra) e i monti la Croce, Poggio Scalocchio e Pidocchina (a destra).
Secondo molti, il toponimo “Montóvolo” significherebbe letteralmente “monte ovale”, in riferimento alla pianta del massiccio montuoso. Un’altra interpretazione lo vede derivare dal latino opulus, che è l’acero campestre.

  1. Al Montóvolo in automobile: Usciti dall’autostrada al casello di Rioveggio, si scende a destra fino al paese, dove si prende a sinistra la strada provinciale in direzione di Castiglione dei Pépoli. Giunti nei pressi di Lagaro, si devia a destra lungo la strada che sale a Chiosi e Marzolaro, poi si gira ancora a sinistra superando Collina. La provinciale si affaccia sulla valle del Reno e contorna a nord il Montóvolo, quindi sale al paese di Cámpolo. Si devia ancora a sinistra sulla stretta diramazione che, con vari tornanti, sale al parcheggio del Montóvolo (quota 894).
    Si prosegue a piedi sulla strada, ora sterrata, che sale dolcemente e in breve porta al Santuario. Continuando dritti su mulattiera, si effettua una breve salita fino alla spalla dove sorge l’Oratorio di Santa Caterina; da qui si segue il dorso sommitale fino alla cima del Montóvolo (difficoltà: T; 10-15 minuti dal parcheggio).
  2. Anello da Cámpolo
  3. Montóvolo da Burzanella
  4. Monte Vigese da Sereto di Vigo
Il Montóvolo, il trapezoidale Monte Vigese e il Sasso di Vigo (a destra), visti dai pressi di Rocca Pitigliana
Il Montóvolo, il trapezoidale Monte Vigese e il Sasso di Vigo (a destra), visti dai pressi di Rocca Pitigliana (5 aprile 2025)

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