MONTE BÉIGUA – 1285 m
MONTE ERMETTA – 1266 m
MONTE GROSSO – 1264 m
Settore:Appennino Ligure
Gruppo: Massiccio del Monte Béigua
Descrizione
Il Monte Béigua (1285 m) è la vetta più alta del gruppo montuoso omonimo, e una delle montagne più note dell’Appennino Ligure. Sorge lungo lo spartiacque principale appenninico, e non si tratta di una cima isolata ed eminente, ma piuttosto del punto culminante di un vasto altopiano coperto da praterie e macchie di pini e faggi che si estende a ovest della località di Prà Riondo. Visto da lontano, si presenta come un gigantesco dorso, dalla base larghissima, in cui il punto più alto si confonde con gli ampi dossi circostanti (i principali sono il Monte Ermetta, il Monte Grosso e il Bric Veciri) ed è riconoscibile solamente per la presenza di numerosi ripetitori radiotelevisivi. Dalla zona sommitale si diramano più o meno radialmente numerosi contrafforti poco individuati, lungo i quali si sviluppano gli itinerari di salita. I due versanti della montagna si presentano decisamente asimmetrici: quello meridionale tende ad essere più ripido e spoglio, con rocce affioranti, mentre il versante settentrionale scende più dolcemente, coperto dagli alberi.
Sull’ampia spianata sommitale, nascosta tra i ripetitori, si trova il Santuario di Nostra Signora Regina Pacis, costruita nel 1925. La chiesetta è collegata, tramite una via crucis, alla vicina Croce del Béigua, posta sull’ampio gobbone boscoso della Cima la Moiazza (1266 m), da molti considerata come l’anticima occidentale della montagna. Nei pressi della vetta, lievemente spostato sul versante marittimo, si trova anche l’albergo-ristorante “Monte Beigua”. Dal punto più alto della montagna la vista è coperta, a causa di alberi e ripetitori; nei dintorni si trovano però bei punti panoramici, da cui lo sguardo spazia dalla Pianura Padana con le Alpi sullo sfondo al Mar Ligure, con la Corsica e le isole dell’Arcipelago Toscano che si confondono con la linea dell’orizzonte.
Riguardo all’origine del toponimo, vi sono ipotesi discordanti. «Nella Valle dell’Orba e a Sassello – scrive Andrea Parodi – il monte è detto Beigura. Poichè in tale zona la “r” davanti a consonante si vocalizza in “i”, è probabile che in origine il nome fosse Bergura. Ciò ricondurrebbe a due possibili etimi: dal prelatino briga “cima, vetta” o, più probabilmente, da un radicale ligure berg “monte” dal quale derivano anche Bergeggi, Bargagli e forse Bergamo» (Vette e sentieri del Béigua geopark, pag. 26). Di diverso parere sono invece Ausilio Priuli e Italo Pucci, che sostengono che il Béigua fosse monte sacro per gli antichi Liguri e, analogamente al Monte Bego delle Alpi Marittime, si ricollegasse al culto del dio delle vette Baigus. Effettivamente, entrambe le montagne offrono pascoli, ampie riserve d’acqua, hanno posizione dominante e accolgono siti d’incisioni rupestri, il che effettivamente testimonierebbe l’antico culto (vedi A. Priuli e I. Pucci, Incisioni rupestri e megalitismo in Liguria, pag. 62).
La vetta del Monte Béigua è raggiungibile in automobile da ben due versanti: da Varazze, deviando poi a destra ad Alpicella, oppure da San Pietro d’Olba passando per Piampaludo e per Prà Riondo. Tuttavia, esistono moltissimi itinerari pedonali che salgono sulla montagna e meritano ancora di essere percorsi per la bellezza degli ambienti e dei panorami.
A nord-ovest rispetto alla Cima la Moiazza, sempre lungo lo spartiacque principale appenninico, si trova l’importante nodo del Bric Veciri (1262 m), da cui ha origine l’importante contrafforte spartiacque tra Orba e Erro. Il contrafforte si eleva subito con l’amplissima sagoma del Monte Ermetta (1266 m), la seconda più alta dell’intero massiccio del Béigua. Si tratta di un’altra montagna pochissimo appariscente, ma dalla vetta in gran parte spoglia e quindi molto panoramica: nelle giornate limpide la vista spazia sulla Pianura Padana e su tutto l’arco alpino fino all’Adamello, sulle Langhe, sulle Alpi Liguri, sulla riviera di Ponente e sull’Appennino Ligure.
Il dorso sommitale è costituito da prati, boschetti di faggio, arbusti e numerosi affioramenti di rocce rotte. Sul roccione più elevato è posta la croce di vetta, affiancata da un piccolo cippo. In tutta la zona del Monte Ermetta e del Bric Veciri sono ancora riconoscibili pochi resti di trinceramenti, risalenti all’epoca napoleonica: nell’aprile 1800 i crinali sommitali del Béigua furono teatro di sanguinose battaglie tra l’esercito francese dell’imperatore e l’esercito austriaco suo avversario.
Il Monte Grosso (1264 m), un ampio gobbone in gran parte ricoperto dalla faggeta, si eleva invece a nord del Béigua, oltre l’ampia sella del Colle Cascina. Dopo l’Ermetta e la Moiazza, il Monte Grosso è la quarta cima più alta del massiccio. La vetta del Monte Grosso è costituita da una catasta di massi e lastroni, e sul più alto sorge un pilone con annessa statuetta della Madonna. Questa cima secondaria, raggiungibile in breve tempo dalla vetta principale, offre un bel panorama verso est, con i monti Rama, Réixa e Dente e con il mare sullo sfondo, e verso ovest, sulle Langhe e sull’arco alpino.
Sul versante sud della montagna, affacciati sulla testata della Valle Arrestra, si ricordano altri avancorpi di erba e rocce, meno importanti ma comunque interessanti e panoramici: il Bric Scaionetto (1186 m), ampia gobba rocciosa che sporge verso Prà Riondo, il poco appariscente Bric Scagiun (1206 m) e l’ampia Rocca dell’Aquila (1205 m), da cui prende origine la dorsale di Costa Neveria e delle Prierosse.
Vie d’accesso
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