MONTE PELPI – 1481 m
Settore: Appennino Ligure
Gruppo: Gruppo del Monte Maggiorasca
Descrizione
Gigantesco dorso dall’aspetto imponente e dalle forme arrotondate, il Monte Pelpi (1481 m) si eleva sulla displuviale tra Taro e Ceno poco ad oriente rispetto al Passo di Montevaccà, e sovrasta direttamente l’ampia conca di Bedonia. È costituito completamente da calcari marnosi torbiditici della formazione del “flysch di Ottone”, che affiorano sul versante meridionale della cresta sommitale, formando piccole pareti stratificate dal colore bianco-grigiastro.
L’area sommitale è costituita da uno schienone allungato e arrotondato, in cui praterie si alternano a piccole macchie di faggi; le vaste praterie, durante la stagione primaverile, si coprono di abbondanti e bellissime fioriture. La vetta della montagna si trova nel settore sud-orientale del dorso sommitale, ed è formata da due gobbe gemelle: la settentrionale è più alta, ed è sormontata da un ripetitore; la meridionale è di pochi metri più bassa (1477 m), e ospita la gigantesca croce di vetta, un monumento in metallo alto 22 metri.
Una terza cima, detta Costa Agucchia (1452 m), costituisce invece l’estremità occidentale del dorso, ed è parzialmente dirupata sul lato sud. I fianchi della montagna sono in gran parte coperti da boschi misti di latifoglie: querce, noccioli e carpini alle pendici, una bella faggeta alle quote più alte. Essi sono interrotti in più punti da piccole conche naturali che ospitano minuscoli stagni e laghetti: i due più noti sono il Lago di Liona e il Lago Fogata, le cui acque arrossiscono per la presenza di oligocheti.
Per la sua posizione isolata, il Monte Pelpi è uno straordinario punto panoramico su gran parte dell’Appennino Settentrionale. Verso ovest si osservano le testate delle valli Taro e Ceno, con i monti Penna, Aiona, Tomarlo, Bue, Maggiorasca, Nero e Ràgola; verso nord si seguono i numerosi crinali che digradano verso la Pianura Padana (tra l’altro visibile in fondo alla Val Ceno): i gruppi dei monti Aserei, Capra, Menegosa e Carameto; dietro a queste vette spuntano le cime innevate delle Alpi.
Verso est si abbracciano le basse valli Taro e Ceno, con i monti Barigazzo e Dosso; più in lontananza si scorge il Monte Molinàtico, con dietro le maestose vette del Crinale Tosco-Emiliano: si riconoscono i monti Orsaro, Bràiola e Marmagna, il Monte Caio, il Monte Ventasso e, lontanissimo ed isolato, l’appuntito Monte Cusna. Continuando a girare in senso orario si scorgono le Alpi Apuane, il boscoso crinale del Monte Gòttero, il Monte Zuccone ed il Monte Zatta, oltre i quali spuntano anche il Monte San Nicolao ed alcuni piccoli spicchi di mare.
Il toponimo deriva probabilmente dal latino pelvis, cioè “catino”: si potrebbe riferire alla caratteristica depressione dal fondo pianeggiante che separa la vetta vera e propria dalla gobba dove sorge la croce di vetta.
Vie d’accesso
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