Verezzi – Cava Vecchia – San Martino – Torre di Bastia – Arma di Crosa – Verezzi
Caratteristiche
Difficoltà: T/E
Dislivello in salita: 290 m circa
Tempo: 3 – 3.30 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Febbraio 2019
Percorso a doppio anello, poco faticoso, che permette di visitare l’Altopiano dell’Orera partendo dalle splendide borgate di Verezzi. Nella prima parte si segue la “via dei Carri Matti”, transitando presso le cave abbandonate in cui si estraeva Pietra di Verezzi. Giunti presso la chiesetta di San Martino, affiancata dal caratteristico “mulino fenicio” simbolo di Verezzi, è possibile ritornare direttamente a Verezzi oppure seguire la seconda parte dell’anello che porta fino alla caratteristica Torre di Bastia. Il percorso si svolge su sentieri comodi e privi di difficoltà. I numerosissimi bivi e la segnaletica non sempre efficace richiedono però un minimo di senso dell’orientamento.
Accesso
Usciti al casello autostradale di Finale Ligure, ci si porta a Finale Marina. Si segue quindi la via Aurelia in direzione di Loano ma, giunti a Borgio, si imbocca a destra la stretta diramazione che sale a Verezzi. Si lascia l’automobile nell’ampio parcheggio all’entrata della borgata Piazza (185 m).
Verezzi è in realtà composto da quattro borgate separate, poste a poca distanza l’una dall’altra sul versante sud-ovest dell’Altopiano dell’Orera; le borgate sono Crosa (la più antica ed elevata), Piazza (la più grande e suggestiva), Roccaro e Poggio. Le case, addossate l’una all’altra, presentano una caratteristica architettura con influenze arabe; una leggenda, che potrebbe effettivamente avere un fondo di verità, racconta che le borgate furono fondate da pirati saraceni, stabilitisi in riviera perchè stanchi di navigare e combattere.
Itinerario
Si segue la strada asfaltata in direzione di Borgio, scendendo dolcemente e passando subito a monte rispetto alle case della borgata Poggio (181 m). Poco prima di un tornante, si imbocca a sinistra una stretta diramazione, con indicazioni per il Bar “il Mulino” e il ristorante “MuMa”. Si trova quindi un bivio; si lascia a sinistra la stradina che sale alla Cava del Colle e si continua a destra in piano, passando accanto al ristorante “MuMa”. Si continua quindi dritti lungo una mulattiera (via dei Carri Matti, palina CAI), che taglia in piano tra gli arbusti con splendide viste sulla costa fino a Capo Mele. Lasciato a sinistra il “Sentiero Cultura”, che sale all’altura dei Campi di Orsi, si giunge all’entrata della Cava Vecchia (188 m).
La Cava Vecchia è stata, fino agli anni ’30 del secolo scorso, uno dei principali centri estrattivi della Pietra di Verezzi, una varietà rosata e ricca in fossili della Pietra di Finale. Tra le tante cave che si trovano nei dintorni, è l’unica che veniva coltivata in sotterraneo; le scarse condizioni di sicurezza portarono al crollo della volta della cava. Non ci furono vittime perchè, miracolosamente, il crollo avvenne durante la pausa pranzo dei cavatori; di lì a poco, comunque, la cava venne chiusa. Un breve sentiero, con scalette e corrimano, porta a visitare la cava, tenendosi tra la parete e i giganteschi massi crollati dalla volta.
Si piega a destra e si scende ripidamente per un breve tratto; si continua poi a mezza costa verso est fino ad un importante bivio (quota 153). Si lascia a destra la mulattiera per Borgio e per le Arene Candide e si continua a sinistra (via dei Carri Matti e Sentiero Natura), riprendendo a salire dolcemente. Percorrendo il fianco destro idrografico della vallecola del Rio Fine, si hanno scorci panoramici sul tondeggiante Monte Caprazoppa. In questo tratto si incontrano un’area picnic ormai rovinata e alcuni cumuli di pietrame, derivanti dalle lavorazioni in alcune piccole cave poste nei pressi del sentiero. Risalito un piccolo avvallamento boscoso, si incontra la mulattiera segnalata con un rombo e un cerchio rossi vuoti. La si segue verso sinistra e si giunge in breve alla chiesa di San Martino (261 m).
La chiesa, dedicata a San Martino Vescovo patrono di Verezzi, è posta in bella posizione panoramica sul ciglio dell’Altopiano dell’Orera, a sovrastare le borgate del paese. È stata costruita nel 1625, su un preesistente edificio dei Benedettini. A fianco si trovano un’altra chiesa, dedicata alla Madonna e ricavata dall’ampliamento dell’antico oratorio, e il piccolo cimitero di Verezzi. Sul piazzale davanti alla chiesa invece è posta una grande campana, detta «campana della mamma», che ogni giorno alle 19 suona alcuni rintocchi in ricordo di tutte le mamme.
Deviazione: Grotta della Madonnina e Cava delle Macine. Si scende brevemente verso ovest, quindi si imbocca a sinistra il Sentiero Geologico, che scende dolcemente a mezza costa. Sorpassata una casa in pietra, si giunge al curioso doppio antro della Grotta della Madonnina. L’apertura principale ha una caratteristica forma a serratura. Proseguendo ancora per qualche minuto si può arrivare alla Cava delle Macine, da cui venivano appunto estratte le macine in pietra (alcune sono ancora visibili sul terreno) poi utilizzate nel mulino.
Seguendo le indicazioni per il mulino fenicio, si passa nel corridoio tra le due chiese, quindi si svolta a sinistra lungo un ampio sentiero che sale nei pressi di un crinaletto. Dopo pochi minuti si giunge sul poggio dove si trova la Croce di Verezzi. Seminascosto nel bosco, pochi metri più a sud, sorge il caratteristico Mulino Fenicio (281 m).
La croce è stata eretta nel 1664 da alcuni frati cappuccini che, al ritorno da un viaggio in Terra Santa, volevano costruire in questo luogo un convento. Presso la croce termina la tradizionale Via Crucis di Verezzi, che viene effettuata ogni Venerdì Santo con partenza dalla sottostante borgata Crosa. Il roccione su cui è stata posta la croce reca evidenti segni di carsismo superficiale, come canalette e vaschette di corrosione.
Il mulino è detto “fenicio” a causa della sua particolare struttura. Le pale si trovavano all’interno dell’edificio, non all’esterno come nei mulini a cui siamo abituati. Il vento muoveva le pale entrando attraverso alcune finestre, che potevano essere aperte, chiuse o orientate a seconda della direzione e dell’intensità del vento stesso. In tutta Europa esistono solo tre mulini di questo tipo (relativamente) ben conservati.
Proseguendo lungo il sentiero segnalato, si trovano presto due bivi in rapida successione.
Qui si chiude la prima parte dell’anello. Se si volesse tornare direttamente a Verezzi, si può imboccare sulla sinistra il sentiero per l’Arma di Crosa e la borgata Crosa.
Tralasciando temporaneamente il sentiero per l’Arma di Crosa e la mulattiera per il Castellaro, si imbocca a destra il Sentiero Geologico, con indicazioni per “dolmen megalitico”. L’ampia traccia gira a sinistra e sale dolcemente nel bosco, passando sotto ad un elettrodotto. Poco più avanti, sulla destra, si trova il Dolmen di Verezzi (o Dolmen della Caprazoppa; 300 m circa).
Il dolmen è solo una delle tante testimonianze della presenza dell’uomo preistorico nei pressi di Verezzi. Gli studiosi lo hanno attribuito all’Età del Rame (III-II millennio a.C.).
Lasciata a destra una sottostazione eletrica, l’ampio sentiero si trasforma in pista sterrata. Si giunge in breve su un’ampia cima sormontata da ripetitori (330 m), che rappresenta il punto più elevato dell’Altopiano dell’Orera. Si inizia a scendere dolcemente e, lasciato a sinistra l’imbocco della Via du Castellè, si perde quota con un tornante (tratti asfaltati). Raggiunta una selletta, si prosegue ancora per alcune decine di metri sulla strada sterrata quasi pianeggiante, quindi si individua a sinistra un sentierino con gradini scavati nella terra. Si imbocca il sentierino, che in breve si porta sul dorso del colle sovrastante. Passati accanto al caratteristico Menhir di Verezzi, si giunge sulla cima della collina, dove sorge la Torre di Bastia (321 m).
La torre venne fatta costruire dal marchese Enrico II Del Carretto, probabilmente nella prima metà del XIII secolo. Nel 1212, infatti, i Del Carretto acquistarono i territori di Verezzi, Borgio e Pietra; su questo colle panoramico fecero erigere una torre difensiva. Oggi il panorama è un po’ disturbato dagli alberi, ma si ha comunque una buona visuale sul Monte Carmo e sui monti circostanti.
Si ritorna indietro per lo stesso percorso fino all’imbocco della Via du Castellè, che si prende in lieve discesa. Si prosegue addentrandosi in una vallecola boscosa, fino al pannello esplicativo che indica il Castellaro.
L’altura che si trova sulla nostra destra (ovest) è la cosiddetta altura del Castellaro; con una breve deviazione la si può risalire, incontrando numerosi muretti a secco, qua e là resti di capanne e pietre incise con caratteristiche coppelle. Quest’altura era infatti sede di un’antichissimo villaggio fortificato, costruito nell’Età del Ferro (II-I millennio a.C.) e frequentato fino al Medioevo.
Si lascia a destra il Castellaro e una diramazione che scende a Crosa per giungere al crocevia già incontrato all’andata da cui si dipartono i sentieri per il Dolmen e l’Arma di Crosa. Con una svolta a destra di quasi 180 gradi, si imbocca il sentiero per l’Arma di Crosa. Curiosamente la palina indicatrice non è posta sul bivio, ma qualche metro più a sud. In ogni modo, la mulattiera si affaccia sul ripido versante che sovrasta Crosa e, con un tornante, guida alla doppia apertura dell’Arma di Crosa (260 m circa).
Si tratta di un ampio antro, con una doppia imboccatura, che si apre in una bassa parete rocciosa qualche decina di metri sopra alla borgata Crosa di Verezzi. Studi archeologici hanno permesso di ricostruire una lunga frequentazione di questa grotta da parte dell’uomo, a partire addirittura dal Paleolitico. All’interno della suggestiva cavità, durante il periodo natalizio, viene allestito un presepe.
Con alcuni stretti tornanti si scende in breve alle case di Crosa (241 m), che si attraversa in piano verso destra. Giunti all’inizio di una stradina asfaltata, si piega a sinistra, passando sotto ad un archivolto e giungendo ad un bivio. Si va ancora a sinistra (Sentiero Natura e Sentiero Cultura), scendendo lungo una bella mulattiera compresa tra alti muri a secco. Attraversata una stradina asfaltata, la mulattiera conduce all’ampio e bellissimo piazzale della borgata Piazza. Attraversando la borgata verso sinistra, si ritorna in breve al parcheggio dove si aveva lasciato l’automobile.
Escursioni sugli Altopiani del Finalese
Torna a: Gruppo del Finalese e del Monte Carmo