MONTE SACCARELLO / Mont Saccarel – 2201 m
Settore: Alpi Liguri
Gruppo: Nodo del Monte Saccarello
Descrizione
Il Monte Saccarello (2201 m), per i francesi Mont Saccarel, è la vetta più alta della Liguria. Sorge sullo spartiacque principale della catena alpina, all’incrocio tra le valli Tánaro, Roya e Argentina. Costituisce l’estremità occidentale di una bastionata allungata in direzione est-ovest, comprendente la Cima Garlenda e il Monte Frontè. In corrispondenza della cima del Saccarello, lo spartiacque alpino vira bruscamente verso nord, ad angolo retto, per aggirare la profonda incisione della Val Roya e per dirigersi verso l’ormai vicino massiccio della Punta Marguaréis.
Come per molte altre montagne liguri, anche la bastionata Saccarello-Frontè ha versanti asimmetrici. Sul lato nord i pendii scendono abbastanza dolcemente, dapprima coperti di pascoli, poi ammantati da boschetti di larici. Sul versante marittimo, invece, il pendio taglia perpendicolarmente gli strati rocciosi, e precipita con altissimi dirupi sull’alta Valle Argentina.
Il ripidissimo versante marittimo della montagna è tristemente noto per le numerose valanghe. Il 30 gennaio 1805, parte del paese di Verdeggia, che sorge proprio ai piedi delle balze, fu spazzata via da una grande valanga. Le case distrutte furono poi ricostruite più a ovest, in posizione più sicura. Anche il cippo posto sulla vetta della montagna ricorda una tragedia simile, avvenuta il 4 dicembre 1890. In questa data, cinque alpini furono travolti da una valanga nei pressi della cima. In generale, il clima di questa montagna non è particolarmente clemente: la sua conformazione di barriera orografica fa sì che le nebbie di crinale siano particolarmente frequenti.
La cima della montagna è ampia e pianeggiante. Sul punto più alto si trova il già citato cippo commemorativo, mentre poco sotto sorgono ruderi di opere militari. È un punto panoramico straordinario: da una parte i contrafforti delle Alpi Liguri che digradano verso il mare (a destra si riconoscono la Cima di Marta, il Monte Pietravecchia e il Monte Ceppo; più a sinistra la catena del Pizzo d’Evigno, il Monte Armetta, il Galero e il Carmo di Loano), e tutta la Riviera Ligure con l’Appennino in lontananza. Sse si è fortunati, si scorge Corsica che si innalza sull’orizzonte. Dall’altra parte l’imponente catena dal Pizzo d’Ormea alla Punta Marguaréis, il piramidale Monte Bertrand con le sue curiose pieghe rocciose. Sullo sfondo si stagliano le Alpi Marittime, dalla vicina Rocca dell’Abisso al Gelàs, all’Argentera e al Monte Bego.
Sull’anticima orientale della montagna (2165 m), protesa verso la Valle Argentina, si trova la nota Statua del Redentore. È una statua di ghisa dorata alta 5,6 metri, posta su un basamento a sua volta alto più di 8 metri. Venne costruita a Parigi, poi trasportata in treno fino a Ormea e in carro fino all’anticima del Saccarello, dove arrivò il 10 settembre 1901. Cinque giorni dopo, con la statua non ancora dorata e non ancora innalzata sul piedistallo, ebbe luogo la prima inaugurazione. La statua venne poi issata l’agosto dell’anno seguente, e la doratura terminò il mese successivo. L’8 settembre 1902, alla presenza di circa 6000 pellegrini, venne celebrata la vera inaugurazione del monumento.
Secondo Oròfilo, autore di fine ‘800 che scrisse la guida Da Genova a Nizza per le vette delle Alpi, il toponimo “saccarello” deriva dal latino saccharum, cioè “zucchero”. Esso si riferirebbe alla forma a pan di zucchero della montagna.
Come per molte altre montagne liguri, anche la bastionata Saccarello-Frontè ha versanti asimmetrici. Sul lato nord i pendii scendono abbastanza dolcemente, dapprima coperti di pascoli, poi ammantati da boschetti di larici. Sul versante marittimo, invece, il pendio taglia perpendicolarmente gli strati rocciosi, e precipita con altissimi dirupi sull’alta Valle Argentina.
Il ripidissimo versante marittimo della montagna è tristemente noto per le numerose valanghe. Il 30 gennaio 1805, parte del paese di Verdeggia, che sorge proprio ai piedi delle balze, fu spazzata via da una grande valanga. Le case distrutte furono poi ricostruite più a ovest, in posizione più sicura. Anche il cippo posto sulla vetta della montagna ricorda una tragedia simile, avvenuta il 4 dicembre 1890. In questa data, cinque alpini furono travolti da una valanga nei pressi della cima. In generale, il clima di questa montagna non è particolarmente clemente: la sua conformazione di barriera orografica fa sì che le nebbie di crinale siano particolarmente frequenti.
La cima della montagna è ampia e pianeggiante. Sul punto più alto si trova il già citato cippo commemorativo, mentre poco sotto sorgono ruderi di opere militari. È un punto panoramico straordinario: da una parte i contrafforti delle Alpi Liguri che digradano verso il mare (a destra si riconoscono la Cima di Marta, il Monte Pietravecchia e il Monte Ceppo; più a sinistra la catena del Pizzo d’Evigno, il Monte Armetta, il Galero e il Carmo di Loano), e tutta la Riviera Ligure con l’Appennino in lontananza. Sse si è fortunati, si scorge Corsica che si innalza sull’orizzonte. Dall’altra parte l’imponente catena dal Pizzo d’Ormea alla Punta Marguaréis, il piramidale Monte Bertrand con le sue curiose pieghe rocciose. Sullo sfondo si stagliano le Alpi Marittime, dalla vicina Rocca dell’Abisso al Gelàs, all’Argentera e al Monte Bego.
Sull’anticima orientale della montagna (2165 m), protesa verso la Valle Argentina, si trova la nota Statua del Redentore. È una statua di ghisa dorata alta 5,6 metri, posta su un basamento a sua volta alto più di 8 metri. Venne costruita a Parigi, poi trasportata in treno fino a Ormea e in carro fino all’anticima del Saccarello, dove arrivò il 10 settembre 1901. Cinque giorni dopo, con la statua non ancora dorata e non ancora innalzata sul piedistallo, ebbe luogo la prima inaugurazione. La statua venne poi issata l’agosto dell’anno seguente, e la doratura terminò il mese successivo. L’8 settembre 1902, alla presenza di circa 6000 pellegrini, venne celebrata la vera inaugurazione del monumento.
Secondo Oròfilo, autore di fine ‘800 che scrisse la guida Da Genova a Nizza per le vette delle Alpi, il toponimo “saccarello” deriva dal latino saccharum, cioè “zucchero”. Esso si riferirebbe alla forma a pan di zucchero della montagna.
Vie d’accesso
Torna a: Nodo del Monte Saccarello