Sacra di San Michele
Chi percorre l’autostrada della Val di Susa, dirigendosi da Torino verso la Galleria del Frejùs, non può fare a meno di notare, proprio all’entrata della valle sulla sinistra, un’appuntito contrafforte montuoso sporgente, sulla cui sommità sorge un’enorme struttura con aspetto di fortezza. Si tratta del Monte Pirchiriano (936 m), propaggine settentrionale del boscoso Monte Ciabergia; quella maestosa struttura posta sulla sua vetta non è altro che l’Abbazia di San Michele della Chiusa, o per gli amici Sacra di San Michele. È il monumento simbolo del Piemonte, ed è recentemente stata candidata per diventare patrimonio dell’umanità UNESCO.
Il Monte Pirchiriano, per via della sua posizione dominante sull’imbocco della valle e sulle antiche vie di comunicazione che la percorrevano, è da sempre stato frequentato. Già in epoca romana doveva sorgervi un castrum, con funzione di vedetta sulla via Cozia. Lo stesso castrum venne poi utilizzato dai Longobardi nei secoli successivi, per controllare eventuali invasioni da parte dei Franchi. Il culto di San Michele era già diffuso all’epoca dei Longobardi, e nel VI secolo sorse sulla cima del monte una prima chiesetta dedicata al Santo. La costruzione del primo vero e proprio complesso della Sacra avvenne però tra il 983 e il 987 (o, secondo altri, tra il 999 e il 1002).
L’attuale struttura è composta di due corpi principali e dalla foresteria, lievemente distaccata. Il corpo centrale è costituito dalla chiesa (visitabile) e dal monastero (non visitabile), abitato dai Padri Rosminiani. La chiesa attuale, detta “nuova” è stata costruita tra il 1110 e il 1255. C’è poi il corpo settentrionale, detto “nuovo monastero”, oggi completamente in rovina. Venne edificato nel XII secolo sulla base dell’antico castrum romano, ma poi venne completamente abbandonato dopo il 1600. I Padri Rosminiani si stabilirono nella Sacra a metà del 1800, dopo circa due secoli di completo abbandono.
Oggi la Sacra di San Michele è visitabile (a pagamento), e la visita è consigliatissima: l’enorme struttura dall’aspetto di fortezza, arroccata sui dirupi del Monte Pirchiriano, è di una suggestione davvero unica. Inoltre, non bisogna dimenticare lo stupendo panorama che si gode dal Monte Pirchiriano: da una parte la Val di Susa con tutte le sue cime principali (su tutte Rocciavrè e Rocciamelone); dall’altra la Pianura Padana, Torino, le Colline del Po e, in lontananza, l’Appennino Ligure con i monti Ebro, Cavalmurone e Ántola in bell’evidenza.
Accesso
Si esce al casello autostradale di Avigliana Est e si continua in direzione dei laghi e di Giaveno, superando due gallerie. Passati tra i due Laghi di Avigliana si sale al paese di Giaveno, dove si svolta a destra per Valgioie. Seguendo la ripida strada si scavalca il Colle Braida. Si scende per una decina di minuti fino al parcheggio dove si trova il bivio per la Sacra di San Michele. Qui si lascia l’automobile e si prosegue a piedi lungo la stradina asfaltata che porta ai piedi del grande complesso religioso (5-10 minuti circa).
Esistono numerosi percorsi segnalati che risalgono i fianchi del Monte Pirchiriano, sulle tracce delle antiche mulattiere che portavano alla Sacra. Purtroppo non ho ancora avuto occasione di percorrerli, ma spero di rimediare un giorno.
La leggenda della Bell’Alda
La Torre della Bell’Alda è quella torre in rovina che sorge proprio accanto ai ruderi del “Monastero Nuovo”, un pochino distaccata e sporgente verso oriente. Deve il suo nome ad una curiosa leggenda.
Nel secolo XVII la Val di Susa era percorsa da mercenari e briganti senza scrupoli, per questo i valligiani andavano spesso a rifugiarsi presso la cima del Monte Pirchiriano, dove sorgeva l’imponente Sacra. Durante una di queste razzie un buon numero di valligiani si rifugiò lassù, e tra questi vi era la giovane Alda, rinomata per la sua bellezza. Saccheggiati i paesi a valle, però, i briganti riuscirono ad arrivare alla Sacra e ad entrarvi. Uccisero i monaci che la abitavano e i rifugiati, poi violentarono le donne.
Alda riuscì a fuggire, pregando la Madonna, e andò a rifugiarsi nella torre che da lei ha preso il nome. Quando i briganti arrivarono alla torre Alda, pur di non farsi prendere, preferì lanciarsi nel vuoto. Ma le sue preghiere le furono d’aiuto: la Madonna in persona intervenne, inviando due angeli a salvare Alda dalla terribile caduta.
Nei giorni seguenti, passata la minaccia della razzia, Alda iniziò a vantarsi dell’avvenuto con gli altri valligiani, ma nessuno le credeva. Allora, per dimostrare che diceva la verità, decise di risalire sulla torre e lanciarsi di nuovo. Il gesto di superbia le fu fatale: Alda si sfracellò sulle rocce del Monte Pirchiriano, con un impatto tale che «’l toc più gros l’è l’ouria», cioè «il pezzo più grande che rimase fu l’orecchio».
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