PIZZO D’UCCELLO – 1783 m
Settore: Alpi Apuane
Gruppo: Gruppo del Monte Pisanino
Descrizione
Una delle montagne più imponenti e spettacolari sia delle Apuane, sia dell’Italia intera, il Pizzo d’Uccello (1783 m) si eleva nella parte nord-occidentale della catena montuosa; si innalza lungo la sua displuviale principale, poco a meridione rispetto alla Foce dei Carpinelli, che rappresenta il confine orografico tra le Apuane e l’Appennino Tosco-Emiliano.
Il Pizzo d’Uccello si presenta in tutta la sua imponenza a chi percorre le strade della Lunigiana: appare come un’elegante, altissima e slanciata piramide, dai fianchi particolarmente ripidi. Pur essendo affiancato da cime più alte (il Monte Pisanino e il Monte Grondìlice in particolare), esso spicca particolarmente, sia per la sua forma, sia per la sua impressionante parete nord, la più alta delle Apuane: una spaventosa muraglia perfettamente verticale alta circa 900 metri, che sovrasta direttamente l’incassata valle del Solco di Equi, e in senso lato anche il vallone del Torrente Lucido, tributario dell’Aulella.
La parete è delimitata dalle due creste principali del Pizzo: a nord la Cresta della Capradossa, a ovest la Cresta di Nattapiana. Anche gli altri lati della montagna sono impervi e inaccessibili; fa eccezione lo sperone sud-est, affacciato sul valico della Foce del Giovetto, e composto da roccette, cenge erbose e paretine. Su questo versante sale la “via normale”, un divertente percorso al limite tra escursionismo e alpinismo facile, non impegnativo e mai particolarmente esposto. Bisogna un attimo ingegnarsi per capire la via più semplice: la prima volta che ho percorso la via normale ho impiegato un’ora e un quarto dal Giovetto alla cima; la seconda volta, conoscendo già i passaggi, ci ho messo venticinque minuti.
Per via della relativa facilità d’accesso, il Pizzo d’Uccello era già stato salito da pastori locali ben prima che iniziassero le esplorazioni alpinistiche della zona: era infatti usanza, durante la notte di San Giovanni, accendere un falò sulla vetta del monte. La grande impresa alpinistica fu invece vincere la parete nord. I tentativi iniziarono nel 1922, e solo nel 1927 Daglio, Sabbadini, Frisoni e Stagno riuscirono a salirne un tratto fino alla Capradossa e poi continuare per un canalone fino alla vetta (quella che oggi è chiamata Via dei Genovesi). La prima salita integrale della parete venne effettuata il 2 ottobre 1940 da Colnaghi e Oppio, lungo la via che ancora oggi porta il loro nome.
La cima del Pizzo d’Uccello è più spaziosa di quanto potrebbe sembrare a prima vista, e, fino a poco tempo fa, era sormontata da una piccola croce metallica; nella mia ultima visita, a fine agosto 2017, la croce non c’era e rimaneva solo un grande ometto di pietre. Il panorama è spettacolare ed aereo: si vede tutta la Lunigiana, buona parte dell’Appennino Ligure con i monti Penna, Maggiorasca e Góttero, tutto l’Appennino Tosco-Emiliano dal Passo della Cisa al Monte Prado (con il Crinale dei Laghi, i Groppi di Camporàghena, l’Alpe di Succiso, il Monte la Nuda e il Monte Cusna); sul lato opposto si hanno bellissime viste ravvicinate sulle cime delle Apuane (il Pisanino, il Cavallo, il Grondìlice e il Sagro), con dietro una buona fetta di mare che arriva fino all’orizzonte.
Il toponimo per alcuni si riferirebbe alla presenza di corvi, o addirittura, nel passato, dell’aquila reale. In realtà è più probabile che derivi dalla forma della montagna: visto da nord o dalla Lunigiana il Pizzo sembra effettivamente un enorme uccello puntato verso il cielo, con le creste della Capradossa e di Nattapiana che ne formano le gigantesche ali.
Vie d’accesso
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