MONTE GRONDÍLICE – 1808 m
Settore: Alpi Apuane
Gruppo: Gruppo del Monte Pisanino
Descrizione
Quinta vetta delle Apuane per altezza, il Monte Grondílice (1808 m) è una gigantesca muraglia allungata dall’aspetto dolomitico, che si estende lungo lo spartiacque principale del gruppo montuoso. Riveste una posizione orografica particolarmente importante: la sua anticima occidentale, più bassa di una ventina di metri rispetto alla principale, fa da nodo tra la Garfagnana, la Lunigiana e la valletta costiera del Fiume Frigido; dirama infatti verso ovest l’importante costone su cui sorgono le vette del Monte Sagro e del Monte Borla. Presso la vetta del Grondílice, lo spartiacque apuano, che proveniva da nord, assume un andamento da nord-ovest a sud-est, andamento che manterrà per tutto il resto della catena montuosa.
Come già accennato, il Monte Grondílice è la cima più alta di un lungo crestone dolomitico, particolarmente imponente e irto di guglie e torrioni. Verso nord, in direzione della Foce di Giovo, dopo alcune anticime si estende la Cresta Garnerone, che conta di almeno dieci torrioni principali (il più elevato è quotato 1739 sulla CTR della Toscana). Invece, a sud-est, separato dalla vetta mediante l’angusto valico della Finestra di Grondílice, si innalza il torrione della Forbice (1772 m). Dalla Forbice lo spartiacque principale si dirige verso est, in direzione del Passo delle Pecore e del Monte Contrario; la muraglia del Grondílice, invece, continua ancora brevemente verso sud, con un ultimo avancorpo costituito dal Torrione Figari (1508 m), sormontato da un caratteristico masso, e dalla Punta Questa (1510 m), intitolati agli alpinisti liguri Emilio Questa e Bartolomeo Figari.
La Finestra del Grondílice è attraversata da un sentiero segnalato, ed è quindi facilmente accessibile (almeno dal versante nord, partendo da Orto di Donna). Dal valico si diparte la “via normale” alla vetta, segnalata con tacche rosse e frecce; è un percorso molto breve, ma che necessita di molta attenzione per alcuni passaggi su roccia friabile. La prima ascensione di cui si ha notizia venne effettuata nel settembre 1881 dall’alpinista Giovanni Sandri, socio del CAI di Firenze, ma non è da escludere che la vetta fosse stata già raggiunta da genti del luogo.
La cima è arrotondata e allungata, sormontata da un ometto di pietre con festone di bandierine colorate in stile himalayano. Il panorama è spettacolare, sia sulle vicine cime delle Apuane (si vedono benissimo il Sagro, il Pizzo d’Uccello, il Pisanino, il Cavallo, la Tambura, l’Altissimo e la Pània della Croce), sia sul mare, vicinissimo, con la Corsica sullo sfondo nelle giornate più limpide.
Sul versante sud della montagna, a quota 1565, si apre l’Abisso Olivifer, ad oggi secondo per profondità in Italia dopo l’Abisso Roversi, che si trova a pochi chilometri di distanza sul versante nord del Monte Tambura. L’Abisso Olivifer raggiunge una profondità di 1215 metri, e si sviluppa per 7,6 km nelle viscere della montagna; venne scoperto nel 1988 dal Gruppo Speleologico del CAI di Firenze, e in seguito si è scoperto, usando dei traccianti, che fa parte del reticolo di alimentazione delle sorgenti del Fiume Frigido.
Vie d’accesso
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