MONTE FOCORACCIA – 1147 m
MONTE CARCHIO – 1082 m

Settore: Alpi Apuane
Gruppo: Gruppo del Monte Pisanino

Descrizione

Il lungo contrafforte che divide la valle del Torrente Vezza da quella del Fosso di Antona prende origine dallo spartiacque apuano dai pressi del Passo degli Uncini, poco ad ovest rispetto al Monte Altissimo. Nel primo tratto si presenta parecchio accidentata, irta di spuntoni e torrioni.
Dopo la stretta insellatura del Passo del Pitone, il crinale forma la sua prima cima degna di nota: il Monte Focoraccia (1147 m). Si tratta di un costolone ondulato, costituito da vari dossi di rocce e arbusti. Verso sud-est il crinale precipita ripido verso la valle del Torrente Serra, mentre verso nord-ovest scende più dolcemente, affacciato su Antona. Verso nord, una breve parete marmorea verticale sovrasta il Passo del Pitone; sulla breve cresta ovest si trova il piccolo intaglio del Passo della Focoraccia. La cima della montagna, piuttosto anonima in quanto si confonde con le anticime circostanti, non presenta segnali di vetta.
A sud-ovest del Monte Focoraccia si eleva invece il Monte Carchio (1082 m), detto anche Penna del Carchio​, che è sicuramente la cima più evidente e notevole del contrafforte. Un tempo il Carchio era un’elegante cuspide di marmo, oggi è uno dei simboli del disastro paesaggistico e ambientale provocato da attività estrattive troppo voraci. L’originaria cuspide è stata rosicchiata da più parti, e neanche la vetta è stata risparmiata: oggi della crestina sommitale rimangono due monconi, di cui il settentrionale è più elevato. Il risultato è che oggi il Monte Carchio assomiglia ad un gigantesco dente cariato, con la “gengiva” costituita da grandi ravaneti biancastri. Tra gli avanzi della cresta meridionale sono stati posti alcuni grandi ripetitori.
Le cave del Carchio hanno cessato l’attività ormai da tempo, e oggi si possono percorrere le numerose stradine marmifere che si innalzano tra i detriti: un paesaggio lunare, pura archeologia industriale apuana. Il fatto che, al di là del Torrente Serra, sia stata mangiata (e in modo ancora più violento) la cima del Picco di Falcovaia, testimonia che il rapporto tra le cave e la montagna è ancora parecchio difficile. Senza contare che le cave del Picco di Falcovaia sono ancora attive.
​In ogni caso, il Monte Carchio merita una visita, sia per toccare con mano la devastazione causata dalle cave, sia per osservare il magnifico panorama, che abbraccia tutte le cime principali delle Apuane (con una vista ravvicinata e frontale del Monte Altissimo), oltre che tutta la costa della Versilia, la Liguria orientale, le isole toscane, la Corsica e, se si è fortunati, le Alpi Liguri e Marittime.

Vie d’accesso

  1. Anello da Pasquilio
Il Monte Carchio visto da nord
Il Monte Carchio visto da nord (1° gennaio 2020)

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