MONTE ALTISSIMO – 1589 m
Settore: Alpi Apuane
Gruppo: Gruppo del Monte Pisanino
Descrizione
Il Monte Altissimo (1589 m) è un’imponente montagna marmorea che si eleva sullo spartiacque principale della catena apuana, nel breve tratto tra il Passo del Vestito e il Colle del Cipollaio; è tra le cime più note e frequentate della catena montuosa. Visto dalla costa è particolarmente imponente, e da alcune angolazioni sembra essere addirittura più alto delle altre cime apuane (da ciò deriva il toponimo); il suo versante meridionale, posto alla testata della valle del Torrente Serra, è una gigantesca bastionata, alta quasi 700 metri. Il versante settentrionale è invece affacciato sull’alta valle della Tùrrite Secca ed è molto più basso e angusto, costituito da piccoli dirupi, boschetti di faggi ed enormi ravaneti.
La cresta occidentale della montagna, piuttosto aerea e impervia, scende ripida all’intaglio del Passo degli Uncini. A ovest del valico si trova un importante punto nodale, da cui lo spartiacque apuano devia improvvisamente verso nord; verso sud-ovest invece si diparte il dentellato costolone del Monte Focoraccia e del Monte Carchio, che fa da spartiacque tra la valle del Fiume Frigido e quella del Torrente Vezza.
La cresta orientale ha invece una struttura più articolata: dopo un tratto ripido che porta al valico di Foce all’Onda, si trova la cima senza nome di quota 1470, il cui costolone sud-occidentale divide in due settori la parete meridionale del Monte Altissimo. Lo spartiacque apuano continua invece verso est, formando il Passo del Vaso Tondo e poi elevandosi nel poco frequentato Monte delle Tavole (1463 m). Da questo punto curva gradualmente verso sud fino al Picco di Falcovaia, che è un perfetto esempio di come le attività estrattive stiano rovinando irreparabilmente alcuni tratti di catena montuosa: la Cava delle Cervaiole ha letteralmente asportato la cima del Picco, di cui adesso rimangono solo pochi e grotteschi monconi squadrati.
Nonostante le creste ardite e i versanti ripidissimi, la cima del Monte Altissimo è arrotondata e spaziosa, costituita da roccette affioranti e magre erbe. Vi si trova una grande croce, eretta il 28 ottobre 2007 e ben visibile da lontano; curiosamente, la croce non si trova sul punto più alto della montagna ma poco più in basso, lungo lo spallone che si abbassa verso la parete meridionale.
La vetta offre un bellissimo panorama, aperto specialmente verso il mare: si ha una spettacolare vista aerea su tutta la riviera toscana, che, se si è fortunati, si spinge fino a Livorno e al promontorio di Piombino. Oltre il mare, nelle giornate limpide, si vedono le isole dell’Arcipelago Toscano (Elba, Capraia e Gorgona) e la Corsica. Verso ovest, invece, si distinguono il Golfo di La Spezia, bordato dai promontori di Portovénere e del Caprione, e le isole Palmaria e Tino.
Sul lato opposto svettano tutte le cime più alte delle Apuane, che coprono gran parte dell’orizzonte; a sinistra del Sagro si possono osservare i crinali dell’Appennino Ligure e, se si è fortunati, le Alpi Liguri e Marittime in lontananza. Tra i monti Fiocca e Sella spunta l’inconfondibile sagoma del Monte Cusna, mentre in fondo alla valle della Tùrrite Secca si spalanca un ampio tratto di Garfagnana. Al di là del fondovalle si eleva il crinale dell’Appennino Tosco-Emiliano con i monti Cimone, Giovo, Rondinaio, Alpe Tre Potenze e Libro Aperto.
Il Monte Altissimo è da sempre conosciuto per la qualità del suo marmo (il marmo statuario, bianchissimo e privo di impurità), e per questo è sfruttato da tempi molto antichi. Tra il 1518 e il 1520 addirittura Michelangelo visitò la montagna, alla ricerca di un marmo da utilizzare per la facciata della Basilica di San Lorenzo a Firenze. In quel periodo venne aperta la Cava della Cappella, all’inizio della valle del Torrente Serra, ma alla fine il marmo non fu utilizzato per la Basilica di San Lorenzo.
Nei secoli successivi, l’attività estrattiva sul Monte Altissimo conobbe un certo sviluppo, sia sul versante settentrionale, sia sulle imponenti pareti del versante meridionale, in posizioni assolutamente aeree e impressionanti. Per collegare tra di loro le cave vennero costruiti arditissimi tracciati: la cengia della Tacca Bianca, la cengia della Cava dei Colonnoni, le ripidissime vie di lizza che scendevano verso il fondovalle e il mitico “Sentiero dei Tavoloni”, costituito da tavole di legno sospese nel vuoto, oggi non più percorribile.
Attualmente sono attive solo due cave su questi versanti (escludendo la già citata Cava delle Cervaiole): la Cava Fondone, sul versante nord, e la Cava Macchietta, coltivata in sotterraneo sul versante sud. Le altre cave, abbandonate a sé stesse, costituiscono un vero e proprio museo archeo-minerario a cielo aperto, che meriterebbe di essere valorizzato, magari ripristinando come si deve gli antichi percorsi dei cavatori.
Le testimonianze storiche del Monte Altissimo non si limitano solamente alle attività estrattive: tutta la cresta sommitale della montagna venne interessata dal fronte della Linea Gotica, alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Percorrendo il crinale si incontrano numerosissime postazioni militari, realizzate in maniera piuttosto spartana tra le rocce affioranti: alcune sono semplici trincee, difese da muretti di pietra, altre sono piccole gallerie e bunker scavati nella roccia.
Vie d’accesso
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