MONTE FORATO – 1230 m
Settore: Alpi Apuane
Gruppo: Apuane Meridionali
Descrizione
Il Monte Forato (1230 m), chiamato in passato anche Penna Forata o Pánia Forata, è una montagna assai caratteristica, che sorge sulla displuviale principale della catena apuana subito a sud rispetto al gruppo delle Pánie. È una montagna poco rilevata e poco prominente: a separarla dal gruppo delle Pánie c’è solamente una poco incavata selletta senza nome. Rivolge verso nord-ovest, sulla valle della Túrrite Cava e su Fornovolasco, un versante inclinato in gran parte coperto da boschi, tanto che da questo lato la montagna quasi non si nota. Il versante opposto, che guarda Cardoso e la valle del Torrente Vezza, è invece altissimo e imponente. Grandi pareti di roccia calcarea sovrastano ripidissime chine boscose e balzette minori, per un dislivello complessivo di quasi mille metri. Da questo versante il Forato si presenta come una montagna gigantesca e individuata.
La montagna culmina con due cime, quasi gemelle nella forma. La cima meridionale è la più alta e panoramica, ma non reca alcuna indicazione e non è raggiunta da sentieri segnalati. La cima settentrionale è di poco più bassa (1209 m), ma porta la croce di vetta, ed è raggiunta da tutti i sentieri segnalati. La croce venne eretta il 31 agosto 1913, in occasione del XVI centenario costantiniano, per poi essere rinnovata nel 1995. Poco sotto alla cima settentrionale si trovano i resti di alcuni trinceramenti e postazioni militari, costruite dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale e facenti parte della Linea Gotica.
Le due vette del Monte Forato sono collegate dallo spettacolare e gigantesco arco di roccia che dà il nome alla montagna. Si tratta di uno dei più grandi archi naturali dell’Italia intera: ha una campata di 32 metri, è alto al massimo 26 metri e lo spessore minimo del tratto roccioso sospeso è di otto metri. La sua spettacolarità fu addirittura descritta in due versi di una poesia di Giuseppe Tigri: «D’immane ponte adamantino a foggia, / ch’arte tu credi, eppur natura eresse!».
Se non si soffre di vertigini si può percorrere l’arco sulla sua sommità, con alcuni passaggi piuttosto esposti; i sentieri segnalati invece vi passano accanto o attraverso. L’arco fa bella mostra di sé sul versante occidentale della montagna, ed è ben visibile anche da Cardoso. Oggi l’arco è (purtroppo) noto per la pratica dell’altalena: gente che si appende ad una corda che penzola dall’arco e si lancia nel vuoto, per ottenere un po’ di brivido a buon mercato e disturbare la quiete della montagna con urla e schiamazzi.
La montagna è notevole anche per la sua cresta meridionale. Si tratta di un breve sperone roccioso, a tratti parecchio sottile e aereo, che scende dalla cima sud in direzione della vicina Foce di Petrosciana. La cresta è percorsa dalla Ferrata “Renato Salvatori”, un breve percorso attrezzato piuttosto facile nel suo genere, e per questo adatto anche ai principianti; fu realizzata tra il 1977 e 1978, e dedicata all’allora vice-presidente della sezione CAI di Forte dei Marmi.
Dalla vetta si osserva un bel panorama aereo sulla valle del Torrente Vezza fino al mare e sulle montagne circostanti: si vedono bene i monti Gábberi, Procinto, Nona e Croce, il Monte Corchia e, soprattutto, si ha una bellissima visuale ravvicinata sul gruppo delle Pánie, che da qui si presentano in tutta la loro imponenza. In fondo alla valle della Túrrite Cava si vede un tratto di Garfagnana e, oltre, il crinale dell’Appennino Tosco-Emiliano, con la Cima dell’Omo, il Monte Giovo, il Monte Rondinaio e l’Alpe Tre Potenze.
Vie d’accesso
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