Acquedotto Storico della Val Geirato
Caratteristiche
Difficoltà: E
Dislivello in salita: 300 m circa
Tempo: 1.45 – 2 ore il solo acquedotto; 2.20 – 2.50 ore l’intero anello
Ultima ricognizione: Maggio 2020
L’ultimo tratto dell’Acquedotto Storico della Val Bisagno, dalla Presa di Bargagli al Rio di Trensasco, entrò in funzione nel 1641. Il percorso originario prevedeva un lungo giro all’interno della valle del Torrente Geirato, uno dei principali affluenti di destra idrografica del Bisagno. Già pochi anni dopo la messa in opera, il tratto nella Val Geirato presentava problemi di stabilità, tanto che nel 1650 si iniziò a ragionare sulla possibilità di evitarlo con un ponte. Il dibattito durò più di un secolo, e venne coinvolto anche Galileo Galilei. Alla fine, tra il 1772 e il 1777, su progetto dell’ingegnere Claudio Storace, venne realizzato il notevole ponte-sifone di Molassana; il tratto di acquedotto seicentesco del Geirato venne abbandonato.
Recentemente è stato realizzato un percorso escursionistico sulle tracce dell’acquedotto seicentesco. Spesso le infrastrutture sono state cancellate da frane o da demolizioni; in alcuni casi si sono conservate perfettamente, come nel caso del grande ponte sul Geirato in località San Bernardo. Il percorso non presenta difficoltà di rilievo ed è ottimamente segnalato, ma è un po’ più impervio rispetto alle altre tratte dell’acquedotto storico.
Accesso
In treno fino alla stazione di Genova Brignole, poi con l’autobus n. 13 o n. 14 si raggiunge Molassana (57 m).
Itinerario
Dal capolinea dell’autobus n. 14 a Molassana si segue la strada principale in direzione di Struppa, fino a trovare via San Felice che si stacca a sinistra. La si imbocca e la si segue per poche decine di metri, poi si imbocca a destra salita Gio Maria Cotella (segnavia: quadrato rosso vuoto). La creusa piega a sinistra diventando asfaltata, poi supera un sottopasso e ritorna scalinata. Più in alto ci si porta di nuovo in via san Felice, che si segue verso destra per pochi metri fino a ritrovare la creusa sulla sinistra.
Si giunge ad un crocevia dove si incontra l’acquedotto storico della Val Bisagno. Trascurando i segnavia, si segue il tracciato pianeggiante dell’acquedotto verso sinistra (via alle Brughe), passando accanto all’edificio da cui si imbocca il ponte-sifone di Molassana. Subito oltre, si trova un bivio (quota 130): qui inizia il percorso dell’acquedotto storico del 1600, indicato da un cartello in legno e segnalato con un pallino azzurro.
Si continua dritti in via alle Brughe, che presto incrocia una strada asfaltata più larga (via San Felice). La si segue verso sinistra per alcuni metri, poi si riprende a destra via alle Brughe. Giunti davanti ad un cancello, si prende a sinistra un viottolo compreso tra muri; si incrocia una stradina, si scende una breve scalinata e si piega a destra lungo un buon sentiero tra orti. Si attraversano due cancelletti (da richiudere), quindi si sorpassa il Fossato di Giacardo su una passerella metallica. Procedendo nella boscaglia, si supera un rudere e poco più avanti si incontrano i primi resti dell’acquedotto seicentesco, indicati da un cartello.
Nel tratto che ci apprestiamo a percorrere, i resti dell’antico acquedotto sono ben riconoscibili. In alcuni punti, il canale ha dimensioni tali da far passare una persona, in modo che ne fosse consentita la manutenzione. La volta del canale è costituita da conci in pietra disposti a doppio spiovente e ricoperti di terra.
Il comodo sentiero costeggia l’antico acquedotto, attraversando un piccolo rio e passando accanto ad un piloncino in cemento. Poco più avanti si trova un bivio indicato da cartelli in legno.
Sulla sinistra si dirama una variante, che permette di evitare il tratto più faticoso del percorso. Seguendo il sentiero, che poi diventa stradina, si costeggia un capannone e si giunge sul fondovalle del Geirato. Trascurando il ponte che attraversa il torrente, si procede per pochi metri sulla sponda sinistra idrografica, quindi si imbocca a destra un viottolo compreso tra alti muri. In pochi minuti si sale alle case di San Bernardo, dove si ritrova il percorso principale.
Il percorso principale continua a destra, e passa accanto ad un’area picnic. Si attraversano due canali di scolo su passerelle metalliche, quindi si scende fino all’alveo del Rio Lagolungo (o Rio Ronco), che si supera con un ponticello in legno.
In origine, il Rio Lagolungo era varcato da un grande ponte-canale, di cui oggi rimangono pochissimi resti. In un disegno settecentesco del Vinzoni, il ponte è raffigurato con grandi crepe, a rimarcare i suoi problemi di stabilità. Poco a monte, si trova una delle tre prese d’acqua che rifornivano l’acquedotto nel tratto della Val Geirato. Queste prese (Ronco, Tassara e Pizzuto) erano però poverissime d’acqua, tanto che con la dismissione dell’acquedotto seicentesco vennero abbandonate subito.
Con una ripida salita (ringhiera e scalini in legno), si passa accanto al moncone del ponte e si riprende il tracciato pianeggiante. Si attraversa un ponte, che permette di superare il piccolo Rio Canevaro, poi i resti dell’acquedotto scompaiono; il sentiero, inizialmente fiancheggiato da una ringhiera metallica e da un tubo di gomma, sale ripidamente nella vegetazione fino ad incontrare l’ampia mulattiera che collega San Bernardo a Cartagenova. La si segue verso sinistra (scritta bianca che indica “Carpi”) e in breve si scende alle case di San Bernardo (130 m). Ad un bivio si abbandona il viottolo principale, che svolta a sinistra, e si continua dritti salendo una scalinata. Proseguendo in piano, si attraversa il gruppo di case e si giunge ad un altro bivio; si svolta a sinistra e si attraversa il grande ponte-canale sul Torrente Geirato.
Il ponte, costruito nel 1610 e arrivato praticamente integro ai giorni nostri senza particolari interventi di consolidamento, è lungo 69 m e alto al massimo 15,3 m. Si compone di tre pilastri e quattro campate dal diametro di 10 metri. Come tutto l’acquedotto del Geirato, il ponte-canale venne abbandonato nel 1777, con l’ultimazione del grandioso ponte-sifone situato più a valle.
Giunti sul versante opposto, si gira a sinistra e si percorre un sentiero che taglia in piano nella boscaglia, passando accanto all’imbocco di una galleria e attraversando un piccolo ponte. La boscaglia lascia poi spazio alle terrazze coltivate, e il tracciato raggiunge le case di Carpi. Attraversando il paesello, si incrocia una prima creusa, poi si percorre un tratto cementato e si confluisce in una seconda creusa scalinata, che va seguita per pochi metri verso destra.
Salendo ancora per pochi metri, si giunge ad una piazzola dove si trova un lavatoio pubblico perfettamente conservato. Sulla destra sorge la Cappella dei Santi Rocco e Nicolò, al cui interno è conservato un bassorilievo databile al 1460.
Senza raggiungere il lavatoio, si svolta a sinistra (indicazioni), immettendosi in una stradina asfaltata. Giunti ad un incrocio, si continua dritti su una pista inerbita, che presto diventa sentiero e scende ad attraversare il Rio Tassara su una passerella.
Subito a valle si notano i monconi del ponte che varcava il Rio Tassara, tranciato dalle numerose piene. Poco a monte si trovava la seconda delle tre prese d’acqua della Val Geirato.
Si risale velocemente nel bosco, si attraversa un minuscolo ruscello e si ritrova il tracciato dell’acquedotto; passato il ponte sul Fossato delle Brughe, si taglia su uno stradello asfaltato tra gli orti. In questo modo si giunge al piccolo nucleo di San Giacomo di Molassana (131 m), dove si incontra una strada più importante (via Rio Maggiore).
Qui si incrocia il segnavia AQ2, proveniente da Creto, che può essere utilizzato per scendere velocemente a Molassana. Seguendolo per pochi metri a sinistra, si possono visitare la chiesa parrocchiale di San Giacomo Maggiore e l’adiacente piazzale panoramico.
Trascurando i segnavia bianco-rossi, si segue via Rio Maggiore in discesa per alcune decine di metri; i segnavia azzurri poi guidano a destra su una mulattiera pianeggiante (via Ubbia), che procede tra coltivi e case sparse. Ad un bivio si va a sinistra, poi si giunge presso una casa dove si incontra una stradina asfaltata.
Qui i segnavia abbandonano temporaneamente il tracciato dell’acquedotto, evitando così il lungo giro intorno al vallone del Rio Maggiore (o Rio di Pino).
I segnavia seguono la stradina asfaltata in discesa verso sinistra, effettuando un tornante e costeggiando alcuni capannoni. Giunti sul fondo del vallone, si piega a destra e si attraversa il Rio Maggiore su un ponte, quindi si prosegue dritti fino ad un gruppetto di case (località Molinetto; 102 m). Subito prima dell’ultimo edificio semidiroccato, si piega a destra e poi subito a sinistra, contornandolo a monte (indicazioni poco evidenti). Poco più avanti si trova un’altra casetta isolata, dove il sentiero segnalato piega bruscamente a destra in salita.
Si incontra una mulattiera più evidente e la si segue verso sinistra, effettuando alcuni saliscendi nella boscaglia e ritrovando il tracciato dell’acquedotto. Si attraversa il Rio Molinetti su un ponte ben conservato, poi si effettua un ripido saliscendi gradinato per contornare una piccola frana. Ritornati sulla traccia pianeggiante, si supera una radura con tavolo e panche per il picnic, poi si raggiungono i filtri di Pino.
Si tratta di tre grandi nicchie (altezza 2,45 m e larghezza 1,18 m) equidistanti tra loro, poste sulla parete esterna del canale dell’acquedotto. Le tre nicchie davano accesso al canale interno, in modo da consentire ispezioni periodiche e lavori di manutenzione.
Più avanti, si percorre il piccolo ponte sul Rio Pizzuto, presso il quale si trovava un’altra presa d’acqua. Ad un bivio si va a sinistra in piano, poi si raggiunge una stradina asfaltata in località Case Bruciate (131 m). Si segue la rotabile verso destra effettuando una breve salita, poi si continua in piano tra terrazze coltivate. In breve si raggiungono le case di Pino Sottano (141 m); effettuate due svolte per aggirare una villa, si incontra un crocevia dove si trovano alcuni lavatoi. Si svolta a sinistra (salita di Pino Sottano) su una stradina che scende tra le case, poi si trasforma in creusa e raggiunge l’imbocco occidentale del ponte-sifone di Molassana.
Qui il percorso dell’acquedotto seicentesco ha termine. Svoltando a destra ci si innesta nel tracciato principale dell’Acquedotto Storico della Val Bisagno; qui di seguito invece si descrive il percorso per tornare a Molassana.
Si prosegue dritti lungo la creusa mattonata, che scende costeggiando il muro del ponte-sifone, poi effettua alcune svolte nella boscaglia. Ci si congiunge infine con una stradina asfaltata che, in pochi metri, porta in via Geirato, sulla sponda destra idrografica del torrente omonimo. Percorrendo la strada verso destra, si passa sotto al ponte-sifone e, dopo circa mezzo chilometro, si ritorna al capolinea degli autobus a Molassana.
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